Biografia cura dott. Martelli dell'ANA


Storia del territorio bolognese romagnolo

Il soggiorno ferrarese del pittore e scrittore alpino Edgardo Rossaro

di Giuseppe Martelli

aggiornata al 15 novembre 2003

Il 4 novembre 2003 a Bondeno in provincia di Ferrara è stata inaugurata, presente il Vessillo della Sezione ANA di Vercelli, la Via Edgardo Rossaro. Tale iniziativa dell’Amministrazione Comunale, che ha accolto la proposta formulata nel 2001 dal nostro Gruppo Alpini di Ferrara, vuole rendere omaggio alla notissima figura di questo artista, vercellese di origini, che per anni scelse di trascorrere a Bondeno le proprie vacanze. Con noi alpini egli ha poi un legame particolare, avendo combattuto nella guerra 1915-’18 prima come volontario Alpino poi come sottotenente del 7° Reggimento Alpini.

Alle giovani generazioni forse questo nome è sconosciuto, ecco perché ho ritenuto un mio dovere, come appassionato cultore della nostra memoria storica, proporre il ricordo di questa bella figura di ALPINO legato alla storia del territorio bolognese romagnolo.

Ben venga anche questa ennesima iniziativa degli alpini ferraresi attraverso la quale offre a tutti noi l’occasione per “rinfrescarci la memoria” o di acquisire nuovi aspetti e valori, in onore allo Statuto dell’Associazione Nazionale Alpini che ci indica fra gli scopi: …raccogliere e tramandare i fasti e le glorie degli Alpini….

Ma chi era Edgardo Rossaro?

Edgardo nasce a Vercelli il 7 marzo 1882 da Ferdinando e Miglio Luigia. La sua è una famiglia di artisti, il padre è pittore e la sorella Irma miniaturista. Il padre lo inizia ai primi studi nell’arte all’Accademia delle Belle Arti di Vercelli dove è docente, quindi prosegue gli studi all’Accademia di Torino poi a Venezia dove nel 1903 consegue la laurea di professore di disegno, ed infine Firenze. Da questa città il 1° giugno 1915 parte per arruolarsi volontario nel Corpo Volontari Alpini Battaglione “Cadore” in fase di costituzione al comando del capitano Celso Coletti. Già riformato per insufficienza toracica alla visita di leva della sua classe, il trentenne Edgardo non esita al richiamo della Patria e ovviamente, nativo in una terra di lunga tradizione “alpina” sceglie come volontario di arruolarsi fra gli alpini del Cadore. Questa scelta così precisa gli deriva anche dall’amore per quelle zone dove, fin dai tempi del suo soggiorno a Venezia aveva frequentato, in particolare Pieve di Cadore, dipingendone i panorama e dove si era fatto molti amici. Fra questi i fratelli Palatini il pittore Virginio Doglioni e lo stesso Coletti, poi suo comandante in guerra. Di carattere sereno e ottimista vive “giocondamente” i quattro anni di guerra pur nella sua cruda realtà fatta di assalti, sofferenze, notti di gelo, morti, ed intitolerà il suo libro di ricordi proprio “La mia guerra gioconda”.

Nel primo anno con la compagnia “Volontari” prende parte alle operazioni sul fronte di Monte Avanza, Peralba, Laghi d’Olbe in Val di Sesis. Agli inizi del 1916 a Col della Varda, Cima Forame, Croda Rossa di Sesto, Passo della Sentinella. Qui l’alpino semplice Rossaro, pur non partecipando direttamente, assiste alle operazioni di preparazione e di conquista del Passo della Sentinella che vede principale protagonista il volontario trentino aspirante ufficiale Italo Lunelli (vedi biografia), poi decorato di Medaglia d’Oro per questa azione e futuro Presidente della Sezione ANA Bolognese Romagnola nel 1950-52.

Abile disegnatore, riconosciuto anche dal Comando, ha spesso l’incarico di disegnare le zone di combattimento dove nella notte riporta su di esse le vampate dell’artiglieria nemica per la loro individuazione. Mirabili sono anche i disegni realizzati che raccolgono come in un diario i vari momenti della sua guerra “gioconda”, la Messa al campo, le corvée di muli, le ardite ascensioni, la morte… Realizza anche un quadro da inviare ad una esposizione tenuta a Roma per dare l’idea della guerra. Pur classificato primo non ha il premio promesso in quanto nel suo dipinto viene rappresentata una “roba da niente”: il trasporto faticoso e rischioso di un alpino ferito giù dalle crode sulle quali era avvenuta la mischia…che certamente non rappresentava la visione della commissione per la guerra che doveva essere “eroica nello slancio dell’assalto per amore della Patria”.

Il 17 giugno 1916 è di nuovo davanti alla commissione e questa volta viene riconosciuto “abile arruolato”, iscritto come soldato di leva confermato nel servizio volontario intrapreso e come tale risulta in forza al Btg. Pieve di Cadore del 7° Reggimento Alpini. Un altro anno di sanguinosa guerra ed infine Caporetto, la ritirata ed il forzato abbandono del “suo” Cadore giù fino a Padova. Il 30 settembre 1917 è ammesso al corso allievi aspiranti ufficiali nella scuola di Ravenna. Il 23 maggio 1918 con il grado di sottotenente rientra al 7° Alpini in linea sul Monte Grappa. Altri duri combattimenti lo attendono. Sul Grappa riceve l’ordine di trasferimento agli Altipiani presso il Comando dove entra nella redazione del giornale di trincea “L’Astico” diretto dal sottotenente degli alpini Piero Jahier (vedi biografia) dove rimane fino a novembre con la conclusione della guerra.

Il 7 marzo 1919 viene inviato in licenza in attesa del congedo che giunge il 23 dello stesso mese e non rivestirà più la divisa. Nel suo stato di servizio non è annotato il successivo avanzamento a tenente ma solo quello a capitano in data 14 giugno 1939.

Rientrato nel marzo 1919 alla vita civile riprende la sua carriera artistica. Nel 1921 da Firenze si trasferisce a Milano poi nel 1925 definitivamente a Rapallo. Le sue opere, ora molto conosciute ed ammirate, come ritrattista e paesaggista, sono richieste a molte esposizioni in Italia e all’estero.

Nel 1937 inizia a collaborare con il giornale “L’Alpino”, organo ufficiale dell’Ass. Naz. Alpini ed il suo primo disegno compare nel numero del 15 novembre. Questa sua collaborazione si protrae fino al 1941 dove nel numero del 15 marzo compare la sua ultima illustrazione.

Nel gennaio 1939 viene pubblicato, ed ha come editore il 10° Regg. Alpini (leggi Ass. Naz. Alpini), il suo libro di memorie sull’esperienza bellica dal titolo LA MIA GUERRA GIOCONDA, dove all’interno si ritrovano 37 dei sui disegni realizzati al fronte. Diversi di questi erano già comparsi e saranno utilizzati poi fino al 1941 per illustrare articoli su “L’Alpino”. Sul giornale si ritrovano anche disegni realizzati appositamente per la prima pagina e dedicati ad avvenimenti o iniziative dell’Associazione. Il suo libro è stato riedito nel 1999 dalla Mursia Editore con prefazione del noto storico alpino Luciano Viazzi, dal titolo CON GLI ALPINI IN GUERRA SULLE DOLOMITI. Nel luglio del 1941 edito sempre dal 10° Regg. Alpini, viene pubblicato il libro del generale Arnaldo de Strobel I CAPPELLANI ALPINI NELLA GUERRA 1915-1918, illustrato da disegni di Rossaro.

Nel secondo dopoguerra vorrei ricordare il significativo gesto del quale è protagonista. All’indomani del disastro della diga del Vajont dell’ottobre 1963, invia a Belluno nove suoi quadri delle Dolomiti per una vendita all’asta a favore delle famiglie dei commilitoni “Volontari alpini Cadore”, morti nel disastro.

Il suo legame artistico con la terra ferrarese inizia nella primavera del 1911 quando partecipa ad una mostra collettiva allestita a Palazzo dei Diamanti di Ferrara ritornandovi poi ogni anno. Dopo il periodo bellico lo ritroviamo ancora, a partire dal 1920, fra i pittori più noti che espongono a Ferrara dove è invitato per molti anni. Nel 1928 partecipando alla “Settimana Ferrarese” ritrova l’amico pittore e commilitone alpino Noel Quintavalle nativo di Ferrara. Questo suo legame con Bondeno era nato attraverso la vecchia amicizia con l’ingegnere cadorino Giuseppe Palatini tramite il quale conosce l’imprenditore Ferdinando Grandi di Bondeno che aveva sposato sua sorella nel corso delle guerra. Questi, appassionato d’arte e attratto dalle opere di Rossaro, ne diventa il principale mecenate.

Rossaro inizia quindi a frequentare con assiduità la Villa Grandi di Bondeno soggiornandovi tutte le estati ospite del generoso “amico” che in pratica diventa il suo più entusiasta collezionista. Questa amicizia ed il soggiorno estivo continuerà fino al 1953 anno in cui Grandi muore e Rossaro non farà più ritorno a Bondeno. Comunque il legame con la famiglia viene mantenuta attraverso i figli, entrambi avvocati, Corrado e Giorgio (quest’ultimo negli anni della seconda guerra mondiale era stato sottotenente al 5° poi al 4° Rgt. Art. Alpina) che faranno periodicamente visita alla sua casa-studio di Rapallo fino al 3 maggio 1972 quando il pittore e scrittore alpino Edgardo Rossaro muore.

Nel 1988 il Comune di Bondeno aveva promosso una retrospettiva sul pittore “ferrarese d’adozione” Edgardo Rossaro. Nel 2003 lo stesso Comune ha organizzato una mostra dell’artista vercellese intitolata “Paesaggi ferraresi” 1919-1943”. L’esposizione (curata dal critico d’arte Lucio Scandino, come la precedente retrospettiva) è stata aperta dal 9 ottobre fino al 4 novembre, giorno in cui è stata inaugurata una via dedicata all’autore del libro “La mia guerra gioconda”.

Nota: ha collaborato all’acquisizione della documentazione Mario Gallotta del Gruppo Alpini di Ferrara. Le immagini dei quadri sono state gentilmente concesse dall’Ing. Paolo Benedetti, genero del Prof. Goffredo Scotti nipote di Edgardo Rossaro.

Autoritratto in divisa da alpino


I volontari alpini “Cadore” in partenza per il fronte



Disegno di Rossaro dedicato all’impresa di Italo Lunelli



Disegno di Rossaro dal titolo “Il monte Popera presidiato dai Volontari Alpini Cadore”


Il suo primo disegno che compare su L’Alpino del 15 novembre 1937



La copertina del suo libro