Biografia cura Prof. Scotti


EDGARDO ROSSARO

“Fu vigoroso disegnatore tenuto in alto pregio come ritrattista e pittore di paesaggi di montagna rude e inaccessibile, che continuò a Rapallo la tradizione del padre Ferdinando, benché la sua fattura ed il suo temperamento si affermino del tutto differenti e personali: si accostò ai movimenti di avanguardia della sua epoca mostrando spirito di liberazione accademica pur in un contesto di signorile verismo.

Sue opere si trovano, oltre che al Museo Borgogna di Vercelli, alla Galleria d’Arte Moderna di Milano ed in musei e raccolte private.” (*)

Nato a Vercelli nel 1882, morto a Rapallo nel 1972.

Figlio del pittore Ferdinando, fratello della miniaturista Irma e della docente di storia dell’arte Olga e di Adolfo pittore e scultore morto a diciannove anni; cognato del pittore Umberto Ravello morto sul Grappa con la Medaglia d’argento al valor militare. Il padre ha combattuto con Garibaldi. Edgardo Rossaro è nato e vissuto in una famiglia di artisti e di patrioti.

Ha compiuto i primi studi nell’arte prima con il padre e poi all’Accademia delle Belle Arti di Vercelli sotto il pittore Pietro Narducci, acquistando una solida base di disegnatore; questa caratteristica lo ha accompagnato in tutte le sue opere. Passò poi a Venezia dove seguì gli insegnamenti di quella scuola di pittura. Prima e dopo la pausa della 1^ Guerra Mondiale ha vissuto per alcuni anni a Firenze, studiando al Pitti e agli Uffizi i grandi capolavori della pittura e frequentando i movimenti di avanguardia artistica (la Voce, la Cerba, ecc.). Fece amicizia con Ciampi, Papini, Soffici, Manzone, Focacci e tanti altri dei circoli artistici fiorentini. E’ di questa epoca il progressivo allontanamento della visione accademica dell’arte e l’avvicinamento alla visione artistica degli Impressionisti e dei Macchiaioli. Il colore-luce diventa il suo live-motive. Ma questa ricerca della luce che guiderà per il resto della sua vita l’opera del Rossaro si impianta su una base fortissima di disegno e in un contesto di signorile verismo.

Vincitore del Concorso Nazionale del Ritratto Femminile negli anni ‘30 con il ritratto della Signora Serafini. Ma il connubio luce-disegno-verismo ha raggiunto il massimo del risultato nei ritratti e nei paesaggi degli ultimi anni di sua vita, come il ritratto della nipote Rosa Canessa Scotti, del legionario Barany e alcuni autoritratti. In queste opere le immagini in piena luce vivono in una atmosfera di luce-colore, ma rimanendo solidissime nel disegno e nella robustezza della forma. Non è esagerato affermare che il Rossaro ha imprigionato la luce nelle sue opere; eppure nessuno può dire di averlo mai visto lavorare all’aperto. Il colore è luce e come tale in continua variazione. Così nei suoi taccuini soltanto i disegni della zona e molte annotazioni per richiamare l’emozione trovata. Il colore dei suoi quadri varia col variare della luce nell’ambiente nel quale l’opera è posta.

Ma Edgardo Rossaro oltre che pittore è anche scrittore. Ha pubblicato nel 1939, a cura del 10° Alpini in Roma, un diario della 1^ Guerra Mondiale intitolato “La mia guerra gioconda. Con i Volontari del Cadore e con gli Alpini del 7°”. A seguito del notevole successo ottenuto, il volume ha avuto all’epoca due edizioni, ed è stato riedito nel 1999 per i tipi della Mursia con il titolo “Con gli alpini in guerra sulle Dolomiti” (prefazione di Luciano Viazzi). Rossaro passa in epica rassegna tutte la montagne dolomitiche sulle quali si è aspramente combattuto; con una prosa realistica e incalzante descrive la sua guerra, fra assalti disperati e notti di gelo passate all’addiaccio sotto la tormenta. Nonostante le difficoltà ambientali e le operazioni di guerra, la sua produzione artistica continuò anche in questo tragico periodo. Tra i numerosi diari di guerra quello di Edgardo Rossaro si distingue non solo per la schietta umanità che lo pervade e per l’efficacia dello stile che ci riporta uomini e paesaggi di una stagione terribile e gloriosa della nostra storia, ma anche e soprattutto per i tratti singolari del protagonista. Viene scartato alla leva per “insufficienza toracica” ma a trentatré anni si arruola fra i Volontari Alpini del Cadore con ammirevole spirito di sacrificio e senza perdere mai la sua innata allegria; frequentò poi a Ravenna il corso A.U.C. e terminò il primo conflitto mondiale come sottotenente del 7° Alpini. Può sembrare strano che Rossaro, vercellese di nascita, si sia arruolato fra gli alpini del Cadore, ma bisogna considerare che fin dall’epoca del suo soggiorno a Venezia, aveva frequentato, amato e dipinto il Cadore e nei vari paesi che aveva visitato, ma soprattutto a Pieve, si era fatto molti amici. Fra questi i fratelli Palatini, il pittore Doglioni ed anche lo stesso Coletti che allo scoppio della Guerra organizzerà il Battaglione Volontari Alpini del Cadore dove il Rossaro si arruolò. E’ anche interessante, per conoscere a pieno il pittore-scrittore-volontario alpino Rossaro, ricordare la sua attività in zona di combattimento: era alpino semplice, ma il Comando di Brigata sfruttò le sue qualità di artista; il Rossaro infatti di giorno disegnava le zone di combattimento e di notte riportava su di esse le vampate dell’artiglieria nemica. Una notte fu catturato da una pattuglia austriaca, ma con prontezza riuscì, colpendo uno dei due nemici con un coltello a serramanico che nascondeva nelle fasce mollettiere, a liberarsi dileguandosi nel buio.

Può essere interessante ricordare un episodio avvenuto a Pieve di Cadore nel 1913 al Caffè Tiziano dove passava la serata con vari amici: conoscendo le sue qualità di “fine dicitore”, fu issato sopra un tavolo ed obbligato a recitare la Canzone dei Dardanelli di D’Annunzio; il giorno seguente fu convocato alla Polizia austriaca e rispedito a casa su due piedi.

Rossaro, come pittore, ha sempre ricercato il bello e ciò che poteva dare gioia. Era un uomo sereno e ottimista; queste caratteristiche del suo spirito che gli hanno permesso di passare “giocondamente” quattro anni di guerra sulle alpi, pur fra assalti disperati e notti di gelo, sono le stesse che ritroviamo nei suoi quadri, sia i ritratti che i paesaggi, pieni di colore, di luce, di gioia, di serenità.

Rossaro fece parte nel 1918 quasi sul finire della Guerra della redazione del più famoso ed importante giornale di trincea “L’Astico” diretto da Piero Jahier.

Inoltre il Rossaro collaborò a lungo con “L’Alpino” che nella seconda metà degli anni trenta e nei primi anni del decennio successivo pubblicò numerosi suoi disegni, schizzi e ritratti. Nel periodo di soggiorno a Milano ha collaborato al giornale “Il Perseo” che nelle lotte fra artisti “novecentisti” e “passatisti” era il portavoce di questi ultimi. Fu anche aggredito e mandato all’ospedale dai colleghi novecentisti, che non si peritarono di minacciarlo di morte, tanto che, per le insistenze della moglie e degli altri familiari, nel 1925 si ritirò a Rapallo scegliendo come dimora una tranquilla e ampia abitazione dalla quale si può godere di una incomparabile vista sul Golfo del Tigullio. Lì è vissuto fino alla morte continuando la sua attività artistica e lasciando una considerevole quantità di opere di grande interesse.

Recentemente il Comune di Bondeno, su richiesta del Gruppo Alpini di Ferrara, ha deciso di intitolare una via ad Edgardo Rossaro che fu assai legato a Bondeno per motivi familiari e per l’amicizia con Ferdinando Grandi, padre del socio A.N.A. Avv. Giorgio Grandi, iscritto al Gruppo Alpini di Ferrara.

Prof. Goffredo Scotti (**)

Viareggio, 14 Ottobre 2001

(*) dall’opuscolo Ferdinando Rossaro di Olga Juge-Rossaro, edizione 1965, pag.49.

(**) n. a Porto S. Stefano nel 1914 – m. a Viareggio nel 2007, nipote di E. Rossaro.

Bibliografia:

- A.M. Comanducci, 3^ edizione 1962, pag.1642

- Volume Edgardo Rossaro a Bondeno di Lucio Scardino, edizione 1988