Paesaggi ferraresi - L. Scardino - 2003


PAESAGGI FERRARESI DI EDGARDO ROSSARO DAL 1919 AL 1943


A cura di Lucio Scardino.

Con un contributo di Antonio P. Torresi

Il volume è pubblicato in occasione della mostra allestita a cura del Comune di Bondeno - Assessorato alla Cultura - presso la "Casa Società Operaia" di Bondeno dal 9 ottobre al 4 novembre 2003.

Fotografie di Paolo Benedetti.

Un ringraziamento particolare va rivolto a Goffredo Scotti, nipote dell'artista, per aver concesso il prestito delle opere.

In copertina: "Sul Po". Viareggio, collezione Scotti.

Comune di Bondeno - Piazza Garibaldi 1.

Casa editrice "Liberty house" - Via Salinguerra 14 - Ferrara. - Telefono e fax 0532/764226 - web: www.liberty-house.it - Email: info@liberty-house.it - lscardino@virgilio.it

Avvertenza: tutte le opere di seguito riprodotte sono conservate a Viareggio da Goffredo Scotti (nipote dell'artista per parte di madre), all'infuori del primo dipinto, di pertinenza delle raccolte della Pinacoteca Civica "Galileo Cattabriga" di Bondeno.


Didascalie foto a colori:

1) CAMPAGNA BONDENESE Olio su tavola, cm 12x19.

2) LA CANAPA (1919) Olio su cartone, cm 16x25.

3) I CANAPOLI Olio su cartone, cm 15,5x25.

4) LA CANAPA Olio su cartone, cm 12x19.

5) LA CANAPA Olio su cartone, cm 12x18,5.

6) BONDENO (1919) Olio su cartone, cm 12x18.

7) BONDENO Olio su cartone, cm 18,5x12.

8) BONDENO Olio su cartone, cm 25x18.

8bis) BONDENO Olio su cartone, cm 12x9.

9) IL POZZO Olio su tavola, cm 26x35,5.

10) SUL PANARO (1920) Olio su tavola, cm 18x27.

11) SUL PANARO Olio su cartone, cm 16x25,5.

12) SUL PANARO Olio su cartone, cm 12x9.

13) OSPITALE DI BONDENO (1920) Olio su tavola, cm 12,5x19.

14) MADONNA DELLA PIOPPA A OSPITALE Olio su tavola, cm 16x25.

15) OSPITALE DI BONDENO Olio su cartone, cm 15,5x25.

16) OSPITALE DI BONDENO Olio su tavola, cm 18x12,5.

17) SUL PO Olio su cartone, cm 9x18.

18) SUL PO Olio su cartone, cm 15,5x25.

19) SUL PO Olio su cartone, cm 12x18,5.

20) BONDENO Olio su tavola, cm 9x19.

21) SUL PO, PRESSO FERRARA Olio su cartone, cm 12x19.

22) CASSANA Olio su cartone, cm 25,5x35,5.

23) PONTE RODONI Olio su tavola, cm 18x27.

24) NOTTE A BONDENO (1930) Olio su cartone, cm 11,5x17.

25) BONDENO Olio su cartone, cm 18x26,5.

26) STRADA PER OSPITALE Olio su cartone, cm 12,5x19.

27) FERRARA Olio su cartone, cm 44x28.

28) BASSA PADANA FERRARESE Olio su tavola, cm 31x41.

29) BASSA PADANA FERRARESE Olio su cartone, cm 33x48.

30) BASSA PADANA FERRARESE Olio su cartone, cm 100x130.

31) BONDENO (1943) Olio su cartone, cm 22,5x35.

32) BONDENO Olio su tavola, cm 18x12,5.

Ritorno a Bondeno

A distanza di un quindicennio dall'altra retrospettiva di Edgardo Rossaro, viene riproposta a Bondeno l'opera del pittore piemontese, grazie al ritrovamento a Viareggio, presso il nipote Goffredo, d'un interessante corpus di inediti paesaggi ferraresi.

Datate tra il 1919 e il 1943 (con l'indicazione topica e il titolo sul retro) ed eseguite nel corso dei soggiorni (soprattutto estivi, ma altresì nel periodo natalizio) del pittore a Bondeno, ospite dell'industriale e collezionista Ferdinando Grandi, queste vedute rivelano nell'artista anzitutto una sensibilità anti-impressionista.

Ricavati da taccuini in cui l'autore ha disegnato con meticolosità luoghi attorno a Bondeno, ma spingendosi poi sino al Basso Ferrarese, i quadri, quasi tutti di modeste dimensioni, sono stati eseguiti nella quiete dello studio, mutando talora alcuni particolari reali, con un gusto del "capriccio" di canalettiana memoria, un po' spiazzante.

Diverso è quest'atteggiamento altresì dallo spirito che muoveva la coeva Emma Ciardi, discendente da una famiglia d'artisti, come lui (e il padre, Guglielmo Ciardi, aveva dipinto anche la Rocca di Stellata): amante di parchi, giardini e ville, la pittrice veneziana girava sia con una sedia pieghevole, ombrellino chiaro e cavalletto per studiare il paesaggio dal vero che armata di macchina fotografica, per fissare panorami che riportava poi sulla tela nell'atelier per mezzo della quadrettatura. Vi aggiungeva quindi figurette appena schizzate, spesso rivestite d'abiti settecenteschi, presentando con successo i suoi quadri in mostre nazionali e internazionali, dove talora ritrovò come espositore il nostro artista vercellese.

A proposito di mostre, ricordiamo che nella personale ferrarese allestita nel 1923 presso Palazzo Muzzarelli-Crema Rossaro presentò il dipinto "Primavera emiliana" e 10 quadretti intitolati in modo cumulativo "Ferrara - Bozzetti": forse si tratta dei medesimi oggi riproposti a Bondeno, dipinti canonicamente ad olio avendo come supporti cartoni e tavolette, rifiutando le sperimentazioni tecniche compiute con lo smalto di tempera e, più tardi, col neorinascimentale "encausto".

Rifiutando la tradizione del plein air, Edgardo ha conferito ai suoi paesaggi ferraresi una sorta di arcana sospensione, costruendo grazie all'uso sapiente della luce fisica ambientale, più artificiale che naturale, una realtà quasi incorporea e componendo un vedutismo dai toni spesso magicamente trasfigurati.

Si pensi soltanto ai dipinti dedicati alla coltivazione della canapa, dove i canopoli (ovvero l'insieme delle canne frantumate della canapa) o le mannelle poste ad essiccare assurgono ad una dimensione quasi "metafisica", accentuata dalle acque dei maceri in cui si specchiano.

Simili sono i paesaggi ripresi alle porte di Bondeno, incentrati sui "casoni", poveri locali adibiti a ricovero di attrezzi e di legna e rivestiti di canna e paglia: basandosi sul medesimo disegno, talora Rossaro concepiva musicali rielaborazioni sul tema, aggiungendovi piccole case, pagliai dorati, se non addirittura pini marittimi.

Oppure si osservi la notevole veduta della darsena di San Giovanni, esattamente vista dall'argine sinistro del Panaro, nella zona del Carmine: soppresso qualche tempo dopo rispetto agli anni in cui Rossaro lo aveva dipinto, per essere trasformato in una cava di sabbia, l'attracco bondenese derivava dalle sistemazioni settecentesche del borgo di S. Giovanni, ad opera degli architetti Santini, che vi eressero la chiesa e il ponte sul Panaro. Dal porticciolo bondenese le imbarcazioni potevano risalire il fiume sino a Modena ed erano utilizzate soprattutto per il trasbordo della sabbia.

Vivacemente lirica, quasi pittoresca, appare questa rappresentazione di un mondo irrimediabilmente scomparso, ma soprattutto lo diventano i paesaggi ripresi da Rossaro allo sbocco del Panaro in Po, con sullo sfondo il campanile

pendente di Ficarolo, le anse di Stellata, il mandracchio dell'idrovora del "Pilastresi".

I barconi dalle vele coloratissime, come bragozzi romagnoli o chioggiotti, la prospettiva mirabilmente dilatata, le rare macchiette di facchini e marinai, appena delineate: Rossaro sembra quasi voler trasportare a Bondeno l'atmosfera della "Venezia minore", dipinta all'epoca del suo soggiorno giovanile nell'Accademia lagunare.

Oppure talvolta Edgardo insegue con i suoi block-notes (punto di partenza assai trasfigurato, in virtù dell'ir-reale tavolozza) l'andamento del fiume verso Ferrara, nelle strade interne, ossia nella campagna fra la via Virgiliana ed il Po.

Innamorato della luce, Rossaro dipinge raramente notturni: notevole eccezione è il paesaggio di San Giovanni, con le acque del Panaro che divengono verdacee e le sagome lattescenti delle case e della chiesa "santiniana". In realtà, un quadro analogo Edgardo lo aveva eseguito nel gennaio 1920, allorchè nacque Corrado Grandi, figlio dell'amico Ferdinando, a mo' di dono per il battesimo.

L'antico borgo talora è ripreso come fosse un'isola della laguna veneziana o un poetico "polesine", circondato dalle paludi: l'elemento acquatico s'attenua nelle vedute di Casal dei Frati o di Ospitale, con lo sfondo del santuario della Madonna della Pioppa, ma dove comunque i covoni di fieno si specchiano nei maceri.

O si veda la scena della contadina al pozzo (una delle poche figure ad esser collocate nelle sue solitarie vedute ferraresi), immersa nell'afa della possessione, con il rigagnolo dell'acqua che contrasta col giallo-oro del grano

nei fienili: per non parlare dell'intensa "Strada per Ospitale", scorciata da dietro la parrocchiale, con la canonica e la Casa Malagodi.

Certo, il modo di dipingere il paesaggio fluviale è ben diverso da quello dei maestri macchiaioli che egli aveva conosciuto all'Accademia fiorentina (in primis Fattori, con le sue ineffabili tavolette vedutistiche), imitato a Ferrara da Augusto Droghetti, anziano segretario della "Benvenuto Tisi", che Rossaro aveva avuto modo di ritrarre nel 1911. Dissimile appare anche da altri pittori operanti allora a Bondeno, quali Galileo Cattabriga, Gaetano Sgarbi, Gaetano Tassi o Vitale Vitali, più fedeli alla grammatica novecentista o alla sintesi depisisiana, letteralmente aborrite dal piemontese.

Nei suoi luministici paesaggi bondenesi l'artista rappresenta con sapiente uso di colori tersi, che paiono talora persino porcellanati per non dir zuccherosi, l'atmosfera di assolati (mai infuocati) meriggi estivi o innevate vedute natalizie, spesso evocando l'incantato simbolismo dei primissimi anni del '900, operando sempre in intelligente equilibrio tra osservazione ed invenzione e coniugando sapientemente la realtà empirica con la "finzione".

Tra i migliori risultati da lui conseguiti è da annoverare il piccolo quadro conservato nella Pinacoteca Cattabriga, con la "chiusa" del canale in primo piano e le ciminiere della Fornace Grandi e della fabbrica di conserve sul fondo, a contrassegnare scenograficamente, con una nuova iconografia di tipo industriale, un lirico angolo rurale.

Ma ad affascinare Rossaro è soprattutto la resa delle acque: nella veduta intitolata "Sul Panaro" (1920), il fiume è ripreso dall'argine destro (Dazio) ed interessa all'artista assai più delle sagome delle chiese delle Catene o dell'Addolorata.

Il fiume torna da protagonista in altri piccoli, deliziosi dipinti, come quello in cui le case del rione del Dazio e i pioppi si specchiano con calibratissimo gusto nelle acque del Panaro o la veduta, quasi "corottiana", di Ponte Rodoni, con il ponticello (oggi distrutto) che s'affaccia sulle acque di collegamento fra il Cavo bondesano e il Canale di Cento.

Si ritrova, in questi dipinti, il gusto delle primissime opere di Mimì Quilici Buzzacchi, che del Rossaro fu allieva privata a Ferrara.

Benchè assai vezzeggiato a Bondeno da Grandi e dai suoi amici (fra i quali il radiologo Enzo Bottoni: e dei rapporti con quest'ultimo rimane traccia in un bel ritratto femminile oggi presso la Pinacoteca "Cattabriga", non lontano dai suoi migliori esiti di "realismo magico"), Rossaro allarga il giro delle sue conoscenze al capoluogo, che riprende in alcuni quadri oggi presenti in mostra.

Anticamera della città per chi giunge da Bondeno è la frazione di Cassana: il pittore piemontese ne dipinge la chiesa parrocchiale, immergendola in una luce radiosa, affiancata da casette delineate con abili campiture tonali e gli alberi ai lati, a chiudere scenograficamente la composizione, ben risolta in primo piano grazie allo stradone di campagna con i piccoli, simmetrici paracarri.

Si intitola poi "Ferrara" un olio su cartone che appare un fantasioso "capriccio", con un basso edificio sul fondo che assomiglia al Tirassegno di via Piopponi e l'ingresso ad un parco, che evoca quello del Giardino Pareschi nell'angolo Giovecca-Coramari: Rossaro reinventa Ferrara non in chiave metafisica, ma quasi con lo spirito di quegli artisti ottocenteschi (anglosassoni, soprattutto) che incidevano stampe della città per i colti turisti del Grand Tour. Che sia passato un secolo da allora lo si intuisce però grazie al grande rilievo conferito al parco al di là del muraglione, con grandi alberi svettanti (bocklinianamente delineati), ideale prefigurazione del "Giardino dei Finzi-Contini" di Bassani.

Da Ferrara Rossaro si sposta poi nella Bassa Ferrarese, riprendendo il paesaggio bonificato attorno a Comacchio, nei terreni attigui alla strada Romea: canali artificiali e un'esile vegetazione, con i pini marittimi che campeggiano e una tavolozza diversa dal solito, ma ugualmente tersa, di grande limpidezza rappresentativa ed atmosferica. E, come al solito, il disegno è impeccabile, quasi a ribadire la vocazione "illustrativa" di Rossaro, che ornò libri per Bemporad ed i giornali "L'Astico" e "L'Alpino".

Gli ultimi dipinti ferraresi di Rossaro sono datati al 1943, tragico anno-spartiacque per la guerra: Bondeno è dipinta melanconicamente sotto la neve, con la piazzetta imbiancata, compresa la piccola chiesa dell'Addolorata o la Casa Gulinati, sulla sinistra, mentre lastre di ghiaccio s'indovinano nelle strade del borgo San Giovanni.

Poi, tutto cambierà: a Bondeno Rossaro non farà più ritorno, soprattutto dopo la morte dell'amico e mecenate Grandi (1953) e preferirà restare sulla riviera ligure, a Rapallo, dipingendo il mare, oppure ancora le montagne dell'amatissimo Cadore.

E continuerà a ripetere al nipote Goffredo, sino alla fine dei suoi giorni (il pittore morirà novantenne nel 1972): "Il Colore è soprattutto Luce".

Lucio Scardino